il territorio
Anam Cara è profondamente radicata nel territorio che la ospita, il Monferrato
scopri con noi la bellezza discreta del monferrato
Avara terra quella del Monferrato, avara nell’aspetto, friabile, quasi di polvere bianca.
Terra calcinata dal sole implacabile dell’estate e dal gelo invernale che paralizza, e al contrario, tanto generosa da nutrire splendidamente i secolari filari di vite, il cui nettare prezioso è delizia per il palato di chi sa apprezzare.
Terra madre, dolce di ondulazioni che schiudono allo sguardo del viaggiatore, paesaggi che si ripetono all’infinito sempre uguali e sempre in realtà diversi. Scacchiera tridimensionale, dipinta dall’uomo con il rigore geometrico degli ordinati filari di vite, alternati al colore dei noccioleti, qua e là interrotti dalla minimale purezza dei campi arati di fresco. Terra dove i tratti di boscaglia selvaggia stanno lì per ricordare, alla superbia umana, che la natura è sempre pronta a riappropriarsi del dominio che ha voluto, magnanima, concedere temporaneamente alla mano dell’uomo.


Su ogni colle, dopo ogni valle, castelli e piccoli borghi che sanno di antico, dominano il territorio con l’aria austera di chi da sempre ha stabilito il controllo signorile su queste terre.
Campanili di chiese e abbazie che sanno di devozione e profumano di spirito, gareggiano con torri e castelli per rievocare gli antichi fasti.

Un universo di morbide colline che fanno da splendida quinta scenografica alla magnifica maestosità dell’arco alpino, che par cingere d’appresso il Monferrato in un abbraccio, con una stretta che nei giorni limpidi di terso cielo turchino, sembra tanto stretto da poter allungare la mano e sfiorare le nevi perenni.
Infinito gioco di piani prospettici che si rincorrono, sfumando delicati, mano a mano che si allontanano verso la maestosa presenza del Monte rosa e del Monviso.
Anche le stagioni si susseguono qui con un ritmo pigro, che pare più lento che altrove, colorando di tinte mutevoli il paesaggio.
Variopinta tavolozza di colore, il Monferrato, che é una gioia per lo sguardo per chi dalle alture scruta fino a dove la vista può arrivare, laggiù verso la piana sconfinata.
Orizzonti sconfinati, allagati in primavera dalle risaie, che giocano con il sole a travestirsi da specchio e dove serpeggia lento, il padre dei fiumi italiani, il Po.
Il Padus, divinità antica e feconda dei nostri avi.
Il Padus, divinità antica e feconda dei nostri avi.


Una terra lenta da apprezzare e schiva come i suoi abitanti, che ne hanno ereditato il carattere.
Un territorio mai eclatante e diretto nelle espressioni, ma capace di comunicare sensazioni leggere e sfumature sottili, destinato a chi sa apprezzare la raffinata leggerezza dell’essere e la bellezza dipinta con la tenue sfumatura di acquerello.
Un territorio, però’ che quando entra nel sangue, dona un’ebbrezza simile a quella del rubino dei suoi calici di-vini.



